Curriculum motae di Antonio Gerardi

 

Devo davvero soffermarmi a riflettere per ricordare l’anno in cui è scoccata la scintilla della mia prima moto… Forse ero ancora  in fasce quando già osservavo una foto di mio padre in groppa ad una moto nella Potenza bombardata degli anni quaranta ed è proprio lì,  nel sangue, che trovo la radice di questo amore.

Credo di aver SEMPRE avuto il pallino della due ruote, ma fino ai 14 anni era chiaramente impossibile guidarne una ( per quanto non nego di aver guidato il “Mini Califfo” quando ancora non arrivavo a toccare suolo, oppure le mitiche vespette 50 special che imperversavano lì dove trascorrevo l’estate); mi limitavo ad andare in bici!

Arrivato a 14 anni mi sono convinto a chiedere la moto a mia madre e  lei: “ NO”!!!

Questo sarebbe stato l’epilogo della mia vita da centauro se non avessi letteralmente rubato ad un procugino acquisito (una di quelle parentele che non ci si riesce mai a spiegare) un Honda XL 125 Paris-Dakar con la promessa che lo avrei pagato entro breve!

Avevo 14 anni e pochi mesi, non avevo la patente ed il mezzo che guidavo non era assicurato!

La portai di soppiatto nel garage di casa; la moto era usata…usatissima. Il gioco era  fatto!

In una famiglia come la mia dove a zie suore si alternavano solo nonni dall’educazione filo-fascista, una mancanza del genere poteva essere anche punita con 3 anni di esilio in un gulag russo. Il rischio era totale! Pazienza: con mille sotterfugi riuscii a girare in lungo e in largo tutta la mia regione imparando, gioco-forza, tutte le mulattiere ed i sentieri che mi impedissero di incontrare pattuglie di polizia o le SS di casa!

Ricordo ancora con terrore quelle migliaia di chilometri in groppa ad una moto che ogni 100 metri cacciava un problema: catena, pignone, candele, gomme, filo frizione etc. erano davvero delle scommesse perse in partenza!

Dopo pochi mesi fui “beccato” da mamma che, dopo aver pagato il debito alla parente mi impose di tenere in garage la moto fino a quando non avessi compiuto gli anni per la patente…

Non è mai riuscita a tenermi d’occhio al 100%, il dado era tratto, ero un centauro!

Ho tenuto quella moto fino a 17 anni, poi ho comprato una Gilera Dakota 350cc… che, nonostante la patente A, non potevo comunque guidare. Avevo una vasta esperienza in guida “alternativa” o illegale, come dir si voglia… non è stato un problema!

Ritirai la moto il 1° dicembre 1988 sotto un acquazzone storico; Potenza è una città del sud, ma è inerpicata sull’Appennino ad una quota di circa 850 metri s.l.m.: faceva un freddo cane!

Espletai gli obblighi di rodaggio sulla neve o, comunque, su fondo ghiacciato seminando quelli che oggi sono i frutti di una vita sulla moto: reumatismi ovunque, acciacchi di ogni genere etc.etc.

La Gilera è stata la moto più brutta che abbia mai guidato: era pesante come una Goldwing ed aveva le prestazioni di un Si Piaggio, ma è stata la mia prima vera moto.

L’ho tenuta per 2 anni circa, fino a quando, in una operazione di manutenzione,  mi ha lasciato un segno indelebile: pulivo la catena con la moto accesa (si, lo so, ero un idiota) ed ho lasciato che il mio ditino si incastrasse tra catena e pignone… Ho un marchio di fabbrica a memoria di quanto una moto possa essere “cattiva”, o meglio, di quanto una persona possa essere idiota: fortunatamente dopo una operazione chirurgica il danno si è limitato solamente all’unghia, ma certo non è stata proprio una bazeccola!

L’ho venduta poche settimane dopo!

Dopo qualche mese di agonia non ho resistito: nonostante quello che ho considerato un affronto, ero determinato a “fare pace”. Con la collaborazione di mio cognato ho acquistato una nuova moto; era un acquisto fifty-fifty ed ho DOVUTO cedere per una moto da strada.

Correva l’anno 1990 e, all’età di 19 anni (come al solito in regime di illegalità) cavalcavo una Suzuki GSX600F. Rispetto alle attuali mostruosità capaci di oltre 300kmh, la Suzuki con i suoi 226 di punta era certo una lumaca, ma a me bastava per sentire le gambe fare Giacomo-Giacomo per minuti dopo ogni performance.

Peccato che non sia mai stato uno smanettone, non era proprio la moto per me!

Continuavo a guidarla solo per la necessità di adrenalina, di emozioni… sapevo che avrei dovuto tradirla.

Fu così che per puro caso, andando in un concessionario di auto, vidi una moto che sembrava appartenere al Giurassico, ma non era così. Mi fece specie il marchio a forma d’elica e, soprattutto, il prezzo richiesto. Decisi di provarla, ma solo per curiosità. Scusate il riferimento un po’ audace, ma è stato come far l’amore per la prima volta.

Non riuscivo a concepire l’idea che una moto così apparentemente disarmonica, a causa delle testate sporgenti, potesse offrire una così vasta gamma di prestazioni motociclistiche. Era potente, perfettamente bilanciata e, avviata, era davvero maneggevole!

Ho immediatamente venduto la mia quota della Suzuki e sono corso ad acquistare il prodigio!!! Così pochi minuti dopo ero al concessionario auto e il titolare mi fa: “VENDUTA”!!! Che tradimento…ero a piedi.

Un signore distinto, mi disse, era arrivato un paio d’ore prima ed aveva immediatamente proceduto con l’acquisto.

Incominciò il calvario: acquistai tutte le riviste che contenevano inserti specifici sulla GS, consultai mercati dell’usato cercando di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un buon acquisto.

Ero titubante se acquistarla usata o nuova. Mi convinsi e mi recai al concessionario BMW di Salerno (a Potenza è presente solo da 5 anni) e iniziai a fare un paio di conti con dei preventivi. La BMW presentava l’ultima serie a 2 valvole (quella semi carenata, per intenderci), ma non era proprio molto carina. Con i miei soldi arrivavo a potermi permettere  la 80 GS, ma io ero innamorato della 100 GS bianca, proprio come quella che avevo sognato sulle pagine di Motociclismo e Tuttomoto, ma era appena uscita di produzione.

Il titolare, con un guizzo improvviso degli occhi, mi dice: “Se per lei non è un problema che sia usata, abbiamo una 100GS Bianca con 3000 km in garage, conto vendita di un signore di 60 anni che l’ha utilizzata pochi mesi, le interessa?” Mi interessa? No, la compro senza provarla!

Chiaramente la provai immediatamente sulla tangenziale di Salerno con tanto di titolare come passeggero; avevo difficoltà a guidare con prudenza e sentivo il sudore del signore che, copioso, mi inumidiva le spalle. ERA MIA!

L’ho cavalcata per 9 anni girandoci l’Europa e l’Italia senza mai temere nulla se non la benzina che, abbondante, veniva bruciata nel motore.

Mi ha dato qualche problema anche lei: mi si è rotto il cardano dopo il 3° anno di vita (sostituito comunque in garanzia nonostante la mancanza di copertura a causa dell’anomalo difetto di fabbrica), il gruppo accensione-bobina dopo 7 anni, marmitta dopo 8…insomma, cavolate!

Un portento!

L’ho sostituita con la 1150GS a luglio 2000 solo perché non era in grado di portarmi a Capo Nord.

Dopo aver programmato la partenza per “LA” META in ogni dettaglio,  mi si è rotto il cambio a 2 mesi dal D-DAY. Ero troppo incavolato per ripararla.

L’ho venduta con lo stesso spirito con il quale si lascia una fidanzata fedifraga e, dopo pochi mesi eccomi su una moto gialla, fiammante…ECCEZIONALE!

 

Credo di amarla!

 

Antonio Gerardi Potenza

 

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