Curriculum Vitae di Fabrizio Falzoi

 

                              

 

A 20 anni, nel 1991, circolavo per le strade della mia città in sella ad una gloriosa Vespa bianca. Non possedevo l'auto perchè avevo solo la patente A e non ero minimamente interessato alle 4 ruote. A Pasqua di quell'anno andai su di una Y10 color oro, di proprietà del mio compagno del Liceo Roberto, a Sanremo. Fu a questo punto che giunse la prima folgorazione. Il rotondo bollino con i colori bianco-blu della Baviera era lì davanti a me. A bordo strada, parcheggiata di fronte ad un'edicola, a pochi passi dall'Ariston c'era lei. Una nuova e bellissima Bmw K1. Chiesi a Giulio Ghiglione, che era assieme a noi, di fotografarmi accanto a quella belva. Era una vera e propria apparizione per me. Cercavo di avvicinarmi alle 2 ruote "serie" e quella moto l'avevo vista solo in fotografia. Non avevo da fare critiche, positive o negative che fossero. Ero basito. Solo il fatto che disponesse dell'ABS già mi sbalordiva. Da quel giorno non feci altro che guardare le moto "dell'Elica" ovunque. Di K1 non se ne ripresentarono più. La produzione fu in effetti non molto elevata (6.921 unità in 5 anni). Ma in compenso la mia città era letteralmente invasa da boxer 2 valvole. Sia che si trattasse di R che di GS, potevo rifarmi gli occhi in ogni momento. Circolai per qualche tempo ancora in sella alla Vespetta (sempre sia lodata!) e poi feci il salto, riuscendo a fare mia una bicilindrica. Usata ben inteso. Si trattava proprio di quello che stavo cercando in quegli anni. Una moto robusta e senza bisogno di un'assidua manutenzione. Affascinante e non veloce. Montai sulla mia R - 45 del 1984 e fu subito amore. Giuro che provai qualcosa. Avevo desiderato per così tanto possedere una Bmw che mi si aprirono tutte le porte della percezione. Tutti i difetti che poteva possedere erano solo piccoli particolari e devo dire in verità che mi manca molto. Strano il tipo di affezione che intercorre a volte tra noi ed il mezzo. Non mi vergogno a questo punto dire che con questa moto avevo instaurato un "quasi dialogo" che mi fece seriamente pensare di essere ai limiti della schizofrenia. Parlare ad una moto non è cosa di tutti i giorni lo so. Chiedo di giustificarmi un pochino. Sò che queste sensazioni sono state comuni ad altri profondi appassionati. La R - 45 macinava Km. alla grande. Trafilava un poco d'olio e non ne mangiava per niente. Le gomme che montava era 2 legni della Pirelli che mi fecero faticare non poco sul bagnato e il galleggiante destro del carburatore Bing mi fece imprecare in più occasioni. Il filtro dell'olio era montato in una posizione assurda e mi fece disperare durante i miei primi auto tagliandi. La comprai che aveva conosciuto solo un proprietario ed in verità un propietario che la tenne particolarmente bene. Sempre in garage, sempre controllata. Fu prodotta per il mercato anglo-sassone e montava il contamiglia. La vendetti nel 1999 con sulla groppa 107.000 miglia. Negli anni che è stata mia ha percorso tra gli 80 e i 90mila km. Nessun incredibile problema. Mi incazzai sul serio una volta, quando, ma non per colpa sua, persi le chiavi e per creare un duplicato dovetti smontare il nottolino di accensione tra bestemmie ed improperi vari. Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso!

Dal 1978 al 1985 furono prodotte 28.158 R-45 e oltre 29.000 R-65. Ne è pieno il mondo e comunque non facevo che sentire quella due ruote mia, solo mia, quale unico possessore in terra. In quegli anni non frequentavo altri motociclisti ed i miei viaggi erano sempre in solitario. Incrociavo gli altri centauri e li salutavo dalla mia "vecchia" caffettiera, ingombro di bagagli e di sogni. Intrapresi 3 volte un viaggio alla scoperta "totale" del Centro Italia. Le prime due foto che ritraggono la R sono state scattate rispettivamente sull'altopiano di Castelluccio di Norcia (sui Sibillini) e nella splendida città d'arte di Gubbio. Raggiungevo livelli temibili di pignoleria. Per esempio le marmitte mi davano pensieri costanti sul loro stato di conservazione e sul possibile attacco dell'ossidazione. I terminali erano cromati, belli e lucenti, ma non in inox (alcuni se li fecero addirittura costruire) ed avevano il grosso probleme che, se non riscaldati a sufficienza, si arrugginivano per via della condensa che vi si formava all'interno. I pagliativi tipo il piccolo foro, con bullone annesso, subito sotto la slargatura servivano a ben poco. I miei terminali sopravvissero belli e cromati solo perchè se decidevo di utilizzare la moto, non mi limitavo a piccoli tragitti cittadini, ma  percorrevo almeno una quarantina di km. fuori città. Il fatto poi che la moto, come tutte dovrebbero, riposasse in garage, le evitò l'acqua piovana, autentica divoratrice di carrozzerie e terminali old style.

A questo punto si giunge alla svolta. Il bicilindrico 4 valvole, il progetto R 259, fu l'ardire ad andare oltre. Il miglioramento, il futuro nel classico. L'impiego di benzina verde, poi, la molla che mi fece decidere. Non potevo mantenermi 2 moto e decisi per vendere la mia fedele compagna. Con i soldi che ci riuscii a tirare fuori, comprai il serbatoio della mia nuova R 1150 GS. Una moto nuova, totalmente diversa. Mi suona strano il solo accostarle insieme in questo racconto. Ho acquistato ed immatricolato la nuova moto nel Luglio del 2000 ed in un anno solare ho percorso 20.634 km.. Provo sensazioni diverse nel montare in sella, al di là del fatto che questa moto è nuova e più potente rispetto alla precedente. Inizialmente uno smarrimento totale, innegabile. Poi una sensazione di paura. Una belva da ammansire, conoscere, rispettare. Ho temuto e temo tuttora questa moto. Mi sono imposto il detto che siano meglio 10.000 km. di asfalto piuttosto che 100 m. di sterrato. La mia fobia di cadere è immensa. Sapere poi i sacrifici che ho fatto per acquistarla, mi scoraggiano del tutto dal minimo pensiero di non saperla controllare e rovinarla. Ammetto ad ogni modo che per me la 1150 GS ha assurto alla concezione di moto "totale"; capace di andare ovunque, con prestazione del tutto rispettabili in termini di potenza. E' una moto che può regalarti anche 20 km/lt. in 6 marcia, ma non ti perdona se hai l'acceleratore facile. Nel Maggio 2001 ho a tutti i modi ho avuto un sinistro di cui tralascio i particolari. L'incazzatura è ancora troppo forte. Ciò non mi ha impedito di scrivere questa dichiarazione di vero amore per i mezzi che ho posseduto e che possiedo. Per le moto Bmw con cui sono cresciuto e che mi hanno fatto conoscere luoghi e persone meravigliose.

 

Buona strada a tutti

 

Fabrizio Falzoi

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