Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia e Polonia
Estate 2000

 

U

di Silvio & Donatella

 

 

 

Moto: BMW R 100 RS del 1983, con borse rigide, borsa serbatoio e rullo per tenda e materassini sul portapacchi. Due retine elastiche interconnesse rivestono le borse rigide, per sicurezza e per infilarci qualsiasi cosa, e dico qualsiasi....

Domenica 30 luglio Partenza verso le 10.30 dopo colazione, con l'interfono osbe a doppio auricolare, nuovo di pacca che effettivamente funziona molto meglio del precedente: destinazione Ucraina! (ma quando? )

Gorizia, poi sosta alla frontiera slovena, panino, benza e piacevole sorpresa del prezzo basso, la polizia ci fa accendere i fari (sempre obbligatori) e noi cerchiamo di fare più strada possibile, paghiamo le autostrade nei modi più fantasiosi; lasciando Trojane ho la sensazione che ci saremmo dovuti fermare per la notte, così non è e, visto che in autostrada non c'è niente, usciamo a Celje e, sotto una leggera pioggerellina, ci fermiamo nell'albergo col simbolo dei baffi, poggiando il culo prima delle 18. Doccia, birretta in albergo ed usciamo a vedere la città che appare praticamente deserta, saranno tutti al mare? Riusciamo a mangiare solo al ristorante del grand hotel, chi verrà subito dopo di noi verrà respinto per ragioni di orario, il locale ricorda tempi migliori; una occhiata alla cartina, poi riarrediamo mentalmente il ristorante e facciamo inevitabili commenti sulla pesantezza e confezione dei tendaggi.

Lunedì 31 luglio : La città è irriconoscibile, colorata, rumorosa, piena di vita, il traffico per tornare all'autostrada è quasi caotico; decidiamo di attraversare un pezzo di Croazia, dove prosegue il rodeo per pagare le autostrade, quindi dirigiamo per CacoKvec e, poi per Nagykanizsa, e percorriamo la parte nord del lago Balaton. Dovremmo vedere delle strane formazioni di roccia ma, quando scopriamo di dovere fare una super scarpinata, rinunciamo dopo qualche discussione e ci rigettiamo nel lentissimo traffico del lago; visitiamo la penisola di Tihany, col suo trenino, i laghi interni, e la chiesa-museo in cima alla salita con panoramica vista lago. Il lago agli ungheresi piace molto, forse perche' hanno solo questo, e ci sguazzano come bambini; a noi sinceramente non fa impazzire: e' molto basso, torbido, pieno di cannette, e con poco movimento di acqua, in pratica e' uno stagno enorme. Fa caldissimo e questo alimenta le nostre discussioni, ci fermiamo a mangiare all'aperto, proprio sul lago e le cose migliorano, anche perchè, praticamente alla fine della penisola c'è il campeggio di Balatonfured, il più figo dell' Ungheria, e noi vogliamo riposarci e goderci almeno la vista del lago. Ci facciamo prestare un martello (io non lo porto mai) da dei camperisti tedeschi e montiamo la tenda in un clima torrido; dopo la doccia usciamo stupidamente a mangiare, finendo in una specie di pizzeria piuttosto squallida, quasi sulla strada dove il venticello fresco fa soffrire Donatella per tutta la cena. Dopo un giretto rientriamo e scopriamo che in campeggio c'è addirittura la via dei ristoranti, con decine di scelte possibili, delle ottime palacinkas e nientepopodimeno che due enoteche.......

Martedì 1 agosto : Dopo una notte di gelo, ( non abbiamo i sacchi a pelo, ma solo una copertina di lana presa in india ) anche perchè non ci eravamo vestiti per niente, porto in tenda innumerevoli cappuccini e, trovato un bancomat, compriamo una coperta matrimoniale sintetica nel centro commerciale e ne approfittiamo per esplorare i dintorni della cittadina che si sviluppa essenzialmente sulla statale. Pranzo con goulash in campeggio, (quello classico è una zuppa enorme, non lo spezzatino che tutti conosciamo) poi andiamo in spiaggia, o meglio sul prato vista lago dove troviamo una soluzione sole / ombra che sembrava ragionevole, ma ci spostiamo credo per il rumore, finiamo su di una panchina a leggere e sonnecchiare. Osserviamo i temerari che fanno lo sci d'acqua con una specie di impianto di skilift ad innesto singolo, che ti trascina via da un basso pontile e poi copre un percorso vagamente triangolare, consentendo ai migliori di fare discreti numeri. Ceniamo a Balatonfured in campeggio, direttamente nella vineria e qui scopro l'utilizzo dei pennelli per svuotare e pulire rapidamente i posacenere; il vino doveva essere buono perchè, prima di andare a dormire acquistiamo un salvagente / antifurto che non ci serve e che ci dovremo portare dietro per tutto il viaggio. Si tratta di quei salvagente che, ora, si usano per la ginnastica in acqua: con la sua chiusura, sembra un lucchetto da cartone animato; me ne innamoro follemente e lo utilizzero' tutte le sere, suscitando i commenti piu' svariati.

Mercoledì 2 agosto : Carichiamo tutto e scopro che non accettano carte di credito e che il campeggio costa uno sproposito, facciamo colazione vicino all'uscita e conosciamo Alfredo ed Angel, due spagnoli con due BMW completamente ricoperte di adesivi: loro vanno ad Insambul. Angel ha un GS 1100 con 90.000 Km. ma Alfredo ha un GS 80 con 275.000. Km. sulle spalle e tanta voglia di farne ancora. Arriviamo a Budapest con un caldo terribile, traffico da paura ed interfono troppo alto, sto per dare i numeri, fortunatamente è presto e ci mettiamo a cercare un campeggio, seguendo delle indicazioni di una struttura che da anni non esiste più. Nella zona fluviale si trovano i dopolavoro aziendali, centri per canoisti e bungalow per godersi il week end; qui troviamo un signore gentile che ci accompagnerà in bicicletta fino al campeggio Romai che si trova dall'altra parte del fiume; seguendolo attraversiamo il danubio in moto su un ponte pedonale. Questa pirlata meriterebbe ovviamente una foto commemorativa, ma ci fanno capire che la polizia qui non ha un gran senso dell'umorismo. Alla reception scrocchiamo una cartina decente della città, montiamo la tenda all'ombra e, visto che fino ad una certa ora non ci danno da mangiare, facciamo anche il bucato. Mangiucchiamo guardando due finlandesi appena arrivati con un Ducati ed una honda che non si degnano minimamente di montarsi la tenda, ma si siedono direttamente al tavolo e si bevono un numero pazzesco di birre senza scambiarsi una parola, come se avessero un dovere da compiere. Tuffo in piscina, facciamo un riposino e ci apprestiamo ad andare a cena in città finchè c'è luce, visto che non so dove diavolo siamo e non possiamo certo rifare il ponte. Dal ristorante, che nel frattempo si è animato grazie ad un pulman di ragazzini australiani, ci chiamano Angel ed Alfredo, che sono appena arrivati per caso proprio qui. E' una festa, ci uniamo a loro e rinunciamo a Budapest by night. Manggiamo e beviamo parecchio anche noi, anche perchè ci raggiungono i finlandesi, ( che non avevano mai smesso di bere, ne' tantomeno montato la tenda ) quindi dopo un misto di spagnolo, inglese ed altri idiomi inventati al momento, verso le due di notte, decidiamo di visitare insieme la città, ovviamente domattina.

Giovedì 3 agosto : Non c'e' traccia dei finlandesi. Noi superstiti facciamo una colazione piu' che ricca e prendiamo il treno locale che ci lascia esattamente davanti al parlamento, ma sul lato opposto del danubio, saliamo al palazzo presidenziale ed alle viette della presunta città vecchia, (in un momento di distrazione, l'armata rossa aveva raso al suolo la città) evitiamo la teleferica e troviamo uno splendido scorcio da cui fotografare il famoso ponte delle catene. Si fanno le solite cose da città, cambio di soldi, cartoline (per chi le scrive) visite ai monumenti, musei ecc. decidiamo di attraversare il fiume per vedere meglio il parlamento, cosa stupida perchè la sua bellezza è da questo lato del fiume. Assistiamo ai preparativi di una grande cerimonia militare poi, stremati dal caldo e dalle scarpinatenate, ci infiliamo in un mac o simile e facciamo un break mangereccio molto occidentale. Sul danubio fotografiamo una strana barca in ferro, con la foggia delle classiche barche di carta che fanno i bambini e dipinta come dei fogli di giornale. Alla stazione Angel compra dei biglietti nello sportello "dove andavano tutti" e che, ovviamente, non centravano un piffero con la nostra destinazione: non c'e' dubbio, siamo un bel gruppo! Fatti i biglietti giusti, prendiamo il treno che ci riporta in campeggio; le vetture sono particolarmente promisque e ci dedichiamo all'osservazione della fauna locale che e' decisamente meritevole. I vagoni si svuotano ad una fermata dove deve esserci un concerto od un evento catalizzante; facciamo il bagno in piscina, la doccia, ci organizziamo e torniamo in città con le moto per la notte di Budapest. Dobbiamo trovare ULI UTCA e ci riesco rapidamente, solo che avremmo dovuto trovare ULI UTICA, in pratica via o via pedonale; troviamo anche quella e parcheggiamo nella piazzetta belli allineati come militari tedeschi. La vietta trasuda gioventu' e voglia di vivere, è frequentatissima e troviamo rapidamente un internet cafè ma decidiamo prima di mangiare in un locale sotterraneo con una bella volta a botte in mattoni e, poi, di lanciarci nella rete delle reti. Incredibilmente, malgrado la mia incompetenza, ci riusciamo, per cui guardiamo la posta e facciamo anche una serie di saluti agli indirizzi a nostra disposizione, pensando di impressionare gli amici a casa: non so loro, ma io lo sono. Vogliamo vedere uno spogliarello, (Angel che lavora per Tele Cinco accampa deboli motivi professionali) quindi comincia il rodeo dei buttadentro che si palleggiano il nostro ingresso perchè non tutti i locali accettano la presenza delle signore, e noi siamo con Donatella. Il prezzo è decisamente basso, cioè l'obbligo di consumazione: minimo una birra che costa poco più che in campeggio, in compenso si deve continuare a bere, non si può finirla e restrsene li tranquilli. La ciulata e' quella classica: parte se ordini cose diverse tipo vini e liquori o se offri da bere alle ragazze. Le ragazze, su di un bancone, si esibiscono in successione, sono sei e, sono decisamente ben messe, senza essere troppo volgari. Usciamo come se ragazze così le vedessimo tutti i giorni, anche perchè, nel frattempo, ci spiegano che esistono posti mooolto più Hard. Facciamo due passi per smaltire i fumi dell'alcool, ma non basta: Alfredo, che era quasi astemio fino a questa vacanza, decide di esibirsi ed attraversa un paio di volte il chain bridge guidando con un piede sulla sella del GS 80 e l'altro steso indietro, come nelle vecchie sfilate fasciste. Non so come, riesce comunque a recuperarmi la cartina di Budapest che mi era volata via. Alfredo e' un mito, i suoi racconti dell' elefantentreffen su come spazzava la neve per montare la tenda, facendo girare la moto, sono indimenticabili.

Venerdì 4 agosto : Partiamo insieme agli spagnoli, ci destreggiamo egregiamente per la città e, quando sembra che abbiamo trovato la statale 3, ci troviamo invece in autostrada e dobbiamo fare il bollino tipo Svizzera per almeno 15 giorni; a questo punto decidiamo di percorrere l'autostrada, visto che la abbiamo ampiamente pagata, e ci dirigiamo a Gyongyos, dove comincia una strada piacevole con boschi e tante curve, ci fermiamo per una bibita ed un bancomat e, quando ripartiamo, mi si stacca la cannetta della benzina e comincia ad irrorare un cilindro. Motore caldissimo, strada in forte discesa senza banchina ed interfono collegato alla presa di corrente, sono tutti elementi che non aiutano la mia serenita'. Comunque la benzina non si accende. Attraverso altre belle strade boscose e raggiungiamo Sirok sede del mitico motoraduno magiaro (si parla di 5000 moto) che avevo scoperto in italia grazie allo scalcinato ufficio turistico ungherese. Solo scopriamo che era finito da quasi un mese; il posto è bello e ben molto organizzato, con bagni, tavoloni panche ed addirittura la salita al limite del ribaltamento per le sfide pazze; stanno ancora portando via la spazzatura. Sono mortificato, non so cosa dire, io avevo seguito le date del depliant che, fortunatamente, posso esibire a mia parziale discolpa. Proseguiamo per Eger, dove mi rendo conto che il GS sulle curve è una bomba: loro curvano in scioltezza, noi col manubrietto e la moto carica soffriamo. Angel, che sul manubrio del giessone ha due casse basculanti, decide di scatenare il tamarro che è in lui, regalando a mezza Ungheria la magia del suono MP3, di cui ha una scorta illimitata. Proseguiamo per Miskolc, fa sempre caldo e Angel che era in maglietta, trova il modo di farsi pungere due volte in dieci minuti da due vespe; che siano attratte dai Doors? Lasciato Miskolc ci fermiamo in un baretto dove beviamo e ci facciamo un panino che fa il verso a Mac, il massimo della modernità possibile; in compenso, qui in campagna i prezzi sono veramente ridicoli. A Tokaj ci accoglie un piccolo campeggio lungo il fiume decidiamo di non montare le tende e, visto che costa poco, prendiamo cameratescamente un bungalow da quattro con la veranda per stendere i panni. C'eè anche una tettoia dove ci lasciano mettere le moto.

Le docce sono decisamente postcomuniste, in comune, senza soffioni, con le piastrelle di sette colori diversi, i bagni senza porte ed altre amenità del genere; fingiamo di superare totalmente l'imbarazzo e, con Angel ci facciamo vicendevolmente qualche foto che poi ci scambieremo via internet. Andiamo a piedi in paese, dove sorseggiamo qualche bicchierino diverso da un chiosco all'aperto per capire le caratteristiche del famoso Tokaj; ceniamo su una terrazza che offre uno splendido panorama sul parcheggio sottostante in vero battuto di cemento e alla fine, discutiamo per un cameriere che dice di averci dato il resto, anche se non era vero. Facciamo anche una partita a biliardo italia / spagna vincendo alle ultime palle, poi tiriamo tardi nell'ultimo locale aperto dove tenevano anche bevande di importazione, ma non il liquore di melocoton con cui Alfredo (ormai alticcio) li stresserà tutta la sera. ( OT )Nel bagno e' assolutamente da segnalare un sistema ingegnosissimo per lo scarico in pressione della tazza, quando non si dispone di un flussometro con passorapido ne' di una cassetta Pucci.

Sabato 5 agosto : Metto una fascetta da elettricista (brida) nuova al rubinetto della benzina, controllo l'olio ed andiamo in paese, facciamo quattro passi, guardiamo le grandi cicogne che occupano molti camini ed il museo del vino, poi pranziamo in piazza all'aperto, ascoltando un gruppo tradizionale che suona musica dal vivo; approfittiamo anche della farmacia locale per curare la mia gola con uno spray ungherese di ultima generazione. Insomma passiamo tranquillamente mezza giornata a Tokaj e, al pomeriggio ci facciamo i 40 chilometri fino Nyiregyaza per esplorare la città e cenare. La città non sembra essere particolarmente significativa, anche perchè ormai i negozi sono chiusi, veniamo abbordati da una coppia di entusiasti locali con un K 100 che ci mostra le foto del loro storico viaggio solo di bmwuisti sulle alpi; ma se le porta sempre con sè sotto la sella? Convinco tutti a cenare con un filetto strogonoff; purtroppo è stracotto e poi e' grigio verde, decisamente lo faccio meglio io, beviamo del rosso che Angel, come sempre, trova scadente e decidiamo di bere il caffè con il resto, in un locale più vivo. Lo troviamo alla periferia della città, un posto pieno di giovani, con musica e biliardi, fatichiamo a trovare un tavolo e ci stringiamo un pò; Angel scalpita perchè è sabato sera, e le ungheresi hanno atteggiamenti molto femminili, quasi delle brasiliane dell'est. Così, mentre noi torniamo in campeggio, i due baldi giovani si fermano in un locale equivoco che si rivelerà decisamente lontano dall'esperienza di Budapest, infatti mentre beviamo una birra con una coppia di finlandesi Kawasakidotati, arriva Alfredo. Ci racconta la sua delusione, si sente addiruttura derubato. Conosco Gabor, un ingegnere ungherese, lo invito sia al nostro tavolo che a cena in Italia; tra l'altro accetterà e verra' a Milano con tre amici. Gabor ha lavorato in Ucraina e ci convince a non andarci, dice che non c'e' niente da vedere e che, per una coppia sola in moto e' troppo pericoloso, parla di connivenza tra doganieri e malviventi, e di visti molto costosi. Saro' un coniglio ma mi convince. Più tardi arriva anche Angel e decidiamo di inseguire la musica nel locale festaiolo sull'altro lato della strada. Verso le tre di notte arriva anche Donatella (era andata a dormire) e si arrabbia: non vedo proprio per quale motivo, siamo in un locale pieno di ragazzi ubriachi e rissosi, siamo visibilmente alticci, e mi sono quasi fatto convincere a proseguire con loro fino in Turchia (dove sono gia stato 2 volte).

Domenica 6 agosto :anche per noi è una specie di day after, quindi non ci alziamo proprio all'alba; dopo aver trovato il modo di tenere in piedi le moto in un punto particolarmente *meow*o, facciamo colazione con le uova e le foto di rito, tutti vorremmo stare insieme ma nessuno è disposto a seguire l'itinerario degli altri, quindi, commossi, ci salutiamo: loro a sud verso Istambul, noi a nord verso, la Slovacchia, seguendo una bella strada strada panoramica. Passiamo il confine a Nove Mesto e ci accoglie una terra piatta ed assolata, beviamo qualcosa e scopriamo che la vita costa davvero poco; ci sono dei bungalow gialli appena fatti, con tanto di garage privato, ed una piscina pubblica a 50 metri, sarei quasi tentato di fermarmi ma è davvero troppo presto. Proseguiamo per Trebisov, Vranov, Presov, e facciamo il passo che porta ad un punto panoramico, fino ad arrivare alla ridente cittadina di Levoca. Qui faccio il giro degli alberghi sulla immensa piazza che rappresenta l'intero centro storico, cinto da mura medioevali, ma i prezzi sono eccessivi, quindi proseguiamo fino a trovare un motorest con dei bungalow. Siamo indecisi e percorriamo lo stesso tratto di statale infinite volte, poi ci decidiamo e, dietro pagamento anticipato, la signora assolutamente poliglotta ( ma de che?) ci da la chiave del bungalow che chiama GGG. E' il più vicino al bosco, praticamente nel bosco e c'è "qualche" residuo di umidità, l'acqua corrente è solo fredda e anche la temperatura dell'aria non incontra i gusti di Dona che non finge nemmeno di lavarsi. In compenso costa poco ed abbiamo a disposizione moltissimi posti letto fra cui scegliere. Andiamo in centro, visitiamo la sobria chiesa e la splendida piazza, scegliamo un ristorante dall'apparenza modesta ma accogliente, non ricordo il cibo ma ricordo fiori secchi, terracotte ovunque, muri bianchissimi ed un ambiente arredato con amore, di sapore vagamente moresco; tiriamo tardi per non goderci troppo la cameretta. Al ritorno c' e' un buio incredibile, apprezziamo la nostra organizzazione che ci ha dotato di una splendida pila frontale; mi fido così tanto che lego la moto con una cimetta fino in casa.

Lunedì 7 agosto : Riconsegno la chiave che in realta' era J, e proseguo per le montagne, fino a Stary Smokovek, amena località turistica e sciistica sui monti Tatra, dove ci coglie la pioggia ed una sonora grandinata; Dona chiude male il casco e l'interfono si mette a fischiare di brutto, bisogna toglierlo. Gocciolanti come anatre ci rifugiamo in un albergo ristorante molto carino che, purtroppo, non può ospitarci per la notte. Ci ritempriamo con un paio di the, mentre gruppi di escursionisti intorno a noi banchettano economicamente ordinando dei primi piatti da dividere e consumando il contenuto dei propri zaini. (non proprio in cordura, sembravano quelli della ultima guerra) Gli alberghi sono tutti pieni e, grazie al mio tedesco, "quasi perfetto" ci indirizzano troviamo posto quasi alla frontiera di Lisa Polana; perchè se hai una vecchia Bmw tutti pensano che tu sia tedesco? Il posto e' tutto in legno, nuovissimo, senza scritte all'esterno, con un ruscello all'ingresso ed un ristorante fantastico, con un enorme camino sempre acceso, la camera con balcone è grande come casa mia e costa anche poco. Siamo in alto, l'aria è frizzante, siamo in mezzo ai pini e sembra di essere in trentino, siamo davvero contenti della sistemazione, anche se, visto il fango all'ingresso, devo parcheggiare la moto appoggiando il paracilindri della bambina alla parete di legno, come fosse una bicicletta. Forse siamo i primi ad usare quella camera, tutto è assolutamente nuovissimo, un bel cambiamento dopo le cucce della notte prima. Facciamo due passi prima di cena e scopriamo di essere davanti alla fermata dell'autobus, davanti al sentiero che porta alle grotte e ad un passo da un vecchissimo sanatorio che, negli anni, si è ingrandito e modernizzato. Si mangia benissimo il vino è buono e l'ambiente è davvero magico, decidiamo di fermarci due giorni, anche perchè il boss mi fa parcheggiare la moto infilandola in una casa di sua proprietà, con una manovretta da niente.

Martedì 8 agosto : Il tempo non promette niente di buono e decidiamo di recarci a Smokovec col pulmann che arriva dalla Polonia, pieno di commercianti frontalieri e di escursionisti con enormi zaini; salire e pagare è davvero una impresa epica. Il paesello è decisamente elegante per gli standard slovacchi, si respira l'aria dei paesi alpini, anche se la pianura è davvero ad un passo; compriamo una maglietta nera coi piedoni ed esploriamo il supermercato, dove acquistiamo sigarette locali, biscotti ed ogni genere di dado per cucinare. (una mia mania, come quella dei supermencati stranieri) Lo spiazzo degli autobus è un centro nevralgico ed è quasi impossibile capire con certezza gli orari associandoli alle destinazioni; dopo una certa attesa arriva quello giusto e ci scarica esattamente davanti a casa, dove consumiamo subito un lauto pasto. Dopo un riposino digestivo affrontiamo la salita alle grotte, immerse in boschi di conifere, ed entriamo con l'ultimo turno, naturalmente le spiegazioni in slovacco risultano incomprensibili, ma lo spettacolo è splendido; fortunatamente avevamo i pile e le giacche da moto, perchè la temperatura interna è piuttosto bassa, anche se si scarpina parecchio. Scendiamo soddisfatti della gita e di essere praticamente gia a casa; una bella differenza rispetto ai ritmi esagitati che imponeva Angel quando dovevamo divertirci per forza. A cena dividiamo più volte il tavolo con altri, anche perchè ci dilunghiamo parecchio coi beveraggi davanti al fuoco e con la mitica tatraska omarska. Credo fosse salsa tartara e di esserne diventato dipendente.

Mercoledì 9 agosto : è tempo di ripartire, scopriamo che la colazione al buffet è mitica e che, scendendo tardi, il giorno prima la avevamo stupidamente persa; estraggo letteralmente la moto dal gradino e, con un bel sole, carichiamo tutto per andare a fare la fila in frontiera. Facciamo stupidamente i bravi, finchè, stufi di stare fermi, saltiamo la fila per scoprire che il vero responsabile del ritardo è il traffico polacco, dove ,per cercare di fregarsi a vicenda, hanno bloccato tutto; con la moto, fortunatamente ci passiamo abbastanza velocemente, altrimenti saremmo ancora lì. Cerchiamo le svettanti chiese di legno tipiche della zona, vediamo da lontano un castello segnalatoci da Gabor, ma non ci rapisce e proseguiamo per Cracovia, dove, accolti da un traffico bestiale fatichiamo a trovare un albergo alla nostra portata, finchè Dona non scopre un posticino modesto a fianco alla sede di Solidarnosch, situato strategicamente, tanto che bastava attraversare il fiume sul ponte di ferro, e fare due passi per arrivare in centro. Cosa che facciamo puntualmente dopo una doccia nel decoroso bagno in condivisione e dopo esserci fatti i letti a castello con dei bellissimi piumoni colorati; facciamo una passeggiata sul lungo fiume dove la gente gioca a carte, scacchi e fa le corsette antipancetta. Una policroma serie di campane per rifiuti annuncia il centro storico pedonale; memori dei rigidi orari serali, lo percorriamo fino ad un ristorante tipico ungherese (siamo in polonia) dove, dopo avere cavallerescamente ceduto il tavolo ad un gruppo di riccastri ubriaconi, ceniamo splendidamente, con la proprietaria che fa filare i camerieri come allievi ufficiali. Raggiungiamo la bellissima piazza centrale e giriamo le viette circostanti; qui l'interesse per il turismo è davvero palese, ed i prezzi si uniformano ai livelli occidentali. Facciamo la coda ad un internet cafè e mandiamo qualche mail, una anche ad Angel decantandogli la vitalità della città che gli sarebbe certamente piaciuta, e le grazie delle polacche.

Giovedì 10 agosto : andiamo alle miniere di sale di Wieliczka, facciamo la fila per il nostro turno e continuiamo a scendere una scalinata in legno per un tempo interminabile, giunti in fondo, le file non sono finite, e la visita viene scandita dalla presenza dei gruppi che ci precedono e da pesanti porte con chiusura a molla. La temperatura è ragionevole e gli scavi sono immensi, anche se non molto interessanti, le uniche sale realmente belle sono quelle finali, molto ampie e con le varie sculture di sale sapientemente illuminate; solo che a quel punto ne hai le palle piene e non si vede l'ora di uscire. Torniamo in città e ci fermiamo a sentire la musica per strada, poi, non riuscendo a trovare un ristorante polacco che ci attiri in tutto il centro di Cracovia, decidiamo per quello greco e, incredibile con Donatella, ceniamo all'aperto su seggioline in midollino senza vedere quasi nulla di quanto abbiamo nei piatti. Il caffè naturalmente è turco.

Venerdì 11 agosto : per precedenti prenotazioni, ci buttano fuori dall'albergo, quindi, piuttosto incazzati, gli lasciamo i bagagli ed andiamo ad ammirare il castello di Wawel, o, meglio, ci mettiamo in coda vestiti da moto, finchè scopriamo che le cose più interessanti, non sono visitabili, come spesso accade in questi paesi; quindi facciamo il giro esterno e li molliamo per andare a Kalvaria Zebridowska, il posto preferito del Papa. E'un santuario imponente, con lo spiazzo antistante in discesa; da li arriviamo a Vadovice, città natale del Pontefice ma evitiamo di visitarla e prendiamo la strada gialla per Oswiecim (aushwitz). Fa un caldo becco e ci piazziamo al Cosmo, un decadente blocco di cemento che funge da albergo post comunista (mi ricorda una vecchia sistemazione a mosca) con parcheggio custodito, dove troviamo tre bolognesi in macchina che hanno rinunciato anche loro ad andare in Ucraina. Dalla finestra si vede la stazione ferroviaria ed una valanga di binari, attivi e morti, con moltissimi vagoni merci che fanno davvero pensare ai treni piombati che arrivavano da mezza europa pieni di gente da uccidere.... Ceniamo in albergo, il cibo è senza infamia nè lodi, ma si nota il fermento di alcuni giovani del posto che, dopo le 21, spostano tavoli e sedie e trasformano la sala in una discoteca che a noi infonde solo una certa tristezza; per cui stiamo sulle nostre e ci facciamo una partita a biliardo.

Sabato 12 agosto : Trasferiamo i bagagli in una saletta al primo piano, chissa perchè, visto che l'albergo è quasi vuoto, e, facendo un giro dell'oca andiamo a vedere il campo di concentramento. Fa caldissimo, penso ai filmati dei deportati in mezzo alla neve e decido che questo posto e' veramente sfigato, rovente in estate e gelido in inverno. Ho chiesto spesso se fa sempre cosi' caldo ma in genere mi rispondevano: "no, no, solo d'estate...." Siamo tra i primi ad arrivare al campo e la visita si svolge senza ressa, le palazzine appaiono pulite ed ordinate, quasi accoglienti, coi mattoni rossi a vista e l'erbetta ben curata; se non fosse per il filo spinato sui tipici tralicci in cemento si potrebbe pensare ad una normale caserma. Io trovo toccanti i mucchi di scarpe, di protesi, di occhiali, dei contenitori di gas cyclon B, ecc. che vengono esposti dietro le vetrate, così come le ricostruzioni dei letti, dei bagni e dei pagliericci, mentre Dona è più scettica. Anche i pochi forni, orgogliosamente marcati dal costruttore, non fanno pensare ad una enorme efficienza, del resto questo campo non era nato inizialmente per sterminare, ma per "concentrare". Infatti, all'inizio della guerra tutti gli "ospiti" venivano fotografati e schedati, come se volessero davvero gestirli. Ci sono vari padiglioni nazionali, allestiti dalle nazioni che hanno dovuto piangere molti morti durante l'olocausto, dove i vari artisti rappresentano o ricordano la follia della pulizia etnica. A due passi c' e' Auschwitz due, il vero campo di sterminio, che pero' e' stato distrutto dai tedeschi in fuga e, poi dai sopravvissuti liberati: decidiamo di non volerlo vedere. Beviamo una bibita all'uscita e lasciamo una offerta non obbligatoria per la conservazione del museo, poi recuperiamo le borse e via, attraverso i solchi nell'asfalto e le innumerevoli deviazioni stradali verso la frontiera di Ciesyn, nella Repubblica Ceca. I solchi sono creati dal traffico pesante che schiaccia il fondo stradale, su cui poggia l'asfalto, creando situazioni piuttosto antipatiche per le moto. Pranziamo piacevolmente con due lire e proseguiamo per Olomuc, lo superiamo cercando delle grotte e le presunte amenità che la nostra cartina non ci permette di scoprire, facciamo varie stradine di campagna e, a Litovel, bussiamo invano ad una pensione carina, saliamo fino ad un albergo con tiro a segno, frequentato da maniaci paramilitari; ovviamente rifiutiamo anche questo e ripercorriamo velocemente la superstrada in senso inverso. Per porre fine alle discussioni, ci piazziamo in un albergo quasi di lusso alla periferia della città, ci docciamo e, visto che è tardi, mangiamo nel ristorante poco lontano, dove hanno una birra davvero fantastica.

Rientrando beviamo qualche vinello al ristorante figo e poi andiamo a dormire, ignorando che la tragica vicenda della scomparsa del camionista italiano coi baffoni si è svolta proprio qui.

Domenica 13 agosto : Mi sento pigro, decidiamo di fermarci ad Olomuc un altro giorno, quindi non abbiamo fretta, facciamo colazione e, dopo avere scoperto che ci hanno fregato una retina dalla moto, andiamo in centro, giochiamo col computer dell'ufficio turistico e per mezzogiorno siamo proprio sotto il famoso orologio con i vari personaggi che si muovono. Giriamo in lungo ed in largo il paese che ha una piazza spettacolare, pranziamo sotto gli ombrelloni, facciamo una capatina d'obbligo al supermercato e ci dedichiamo alla pianificazione del viaggio ed al riposo.

Lunedì 14 agosto : Moravska Trebova, Visokè Myto, Crudim, e siamo a Kutna Hora, patrimonio dell'unanità, la massiccia cattedrale gotica, circondata da archi rampanti, domina il ridente paesotto e la valle sottostante; fa molto caldo, la sua massa imponente è circondata da giardinetti, peccato che al lunedì la chiesa sia chiusa..... Beviamo fiumi di acqua tonica sotto gli ombrelloni, dove zombie vestiti di bianche tute impermeabili uscivano dalla visita alle grotte e dall'immancabile negozio di minerali, attendiamo a lungo il cibo e lo paghiamo troppo. Riprendiamo la strada e, con una gialla minuscola arriviamo a Praga, finiamo in centro e, complici il caldo, il traffico, l'impossibilità di parcheggiare, e la mancanza di una mappa, fatico a ragionare. Decido di fare il furbo e di farmi aiutare: troviamo un taxi e ci facciamo scortare fino a quello che la guida considera il migliore campeggio della città, ovviamente attraversandola tutta. Purtroppo fa caldissimo e non c'è traccia di ombra; Dona, come al solito, è incazzata, ma non me la sento di cercare un altro campeggio, piazziamo la tenda vicino ad un tavolone con le panche a due passi dal bar e dalle docce. Fuori c'è anche una piscina ed una pista per go kart, noi ci docciamo, beviamo una birra scura, regoliamo l'inclinazione di un ombrellone creando un processo emulativo senza precedenti, ed andiamo in città a fare il bucato in una lavanderia automatica. Senza bagagli nè stress girare la città è più semplice e, rapidamente troviamo quello che cerchiamo: la lavanderia di un signore inglese ed un ottimo ristorante proprio al piano di sopra. Dobbiamo fare qualche interruzione per controllare come procede il lavaggio e la successiva asciugatura, completando il tutto prima della chiusura. Giretto per Praga by night e torniamo al bar del campeggio, dove scopriamo che va di moda la birra "rossa", fatta mischiando chiara e scura, scopriamo anche due italiani con due custom che circolano mezzi biotti, ma solo in pelle nera e che mettono in tenda le moto per la notte.....

Martedì 15 agosto : Cappuccio della macchinetta e replica al bar, poi andiamo in centro, parcheggiamo strategicamente e proseguiamo a piedi per fare il giro della città, che effettivamente è splendida. Parlo del centro storico, perchè intorno è un vero disastro, le periferie fatte di palazzoni, sono realizzate secondo una logica urbanistica che ricorda quella sovietica degli anni 30. La città è turistica come e più di Venezia, uomini sandwich e buttadentro ovunque, per gite, visite, concerti ecc. si fa fatica a camminare, nella piazza dell'orologio, è quasi impossibile muoversi per la presenza dei viaggi organizzati, i veri padroni di Praga. Mangiamo sotto gli ombrelloni e proseguiamo a piedi vagando per innumerevoli chiese spesso chiuse, finchè, alla fine di un viale interminabile Dona perde il foulard indiano che usava come sottocasco ed è subito un dramma. Lo cerchiamo al supermarket, torniamo indietro ma non c'è niente da fare; a fatica convinco Dona a non bruciare la citta.' In un grande magazzino alla moda compriamo un costosissimo sostituto sintetico che non è assolutamente soddisfacente, poi grazie a Dio, in un negozio di truzzerie americane, troviamo decine di fazzolettoni di cotone, con fondo nero; fosse per me li comprerei tutti. Siamo stanchi e decidiamo di saltare la visita al castello, (io lo vedrei, ma ho paura a parlarne) quindi torniamo in campeggio, dove organizziamo le borse e ceniamo al baretto.

Mercoledì 16 agosto : Lasciamo la città e, per stradine, arriviamo alla cittadina di Telc dove, intravista la imperdibile piazza, decidiamo di fermarci per la notte. Troviamo alloggio in una casa privata dove possiamo addirittura scegliere la camera da letto che da sul giardino. Lavo un paio di magliette, poi andiamo in paese a piedi, attraverso il ponte di legno; la piazza è veramente sensazionale, ogni casetta con portico meriterebbe una foto specifica. Il portico ed il secondo piano sono stati aggiunti a tutte le case della piazza in un secondo momento, dando un senso di ordine che le incredibili decorazioni delle facciate tendono a vanificare. Il museo è in chiusura, come la chiesa che è gia chiusa, costeggiamo il laghetto e ci fermiamo su una panchina del parco dietro il castello; qualcuno dormicchia pure. Il freddo ci spinge verso la pappa, che prenderemo all'aperto nel ristorante del castello, sotto gli ombrelloni; ricordo una bottiglia di vino nel secchiello e una qualche incomprensione col dolce. Nel frattempo avevamo deciso di fermarci due notti, è incredibile come ci si rilassa quando si ha un pò di tempo a disposizione.

Giovedì 17 agosto : scopriamo che dobbiamo condividere il bagno degli ospiti con una famiglia di giapponesi a dir poco ineducati; non abbiamo fretta, gonfiamo le gomme e poi ci rechiamo a Trebic, percorrendo una strada rurale con belle curvone e campi sterminati coltivati a girasole. Parcheggiamo nel cortile di una scuola e, all'orario stabilito, con la guida, visitiamo la cattedrale ed i sotterranei, dove siamo colpiti da una serie innumerevole di colonne sapientemente lavorate che ricordano i templi Jainisti. Poi ci infiliamo nel quartiere ebraico per vedere la vecchia e la nuova sinagoga che, naturalmente, sono chiuse. Raggiungiamo la chiesa principale, con l'imponente campanile e, dopo un ardimentoso parcheggio in salita, scopriamo che è chiusa;(che strano...) rinunciamo ai monumenti e andiamo in piazza per mangiare. Anche qui ci sono delle belle case dipinte in modi molto particolari, pranziamo adottando la formula del menù completo, decisamente economico e soddisfacente; arrivano 4 tedeschi con moto sportive che entrano senza togliere nulla dalle moto, neppure fotocamere e portafogli: che abbiano ragione loro? Certamente vivono meglio. Torniamo a Telc e, dopo un pisolino, usciamo per la cena, cambiamo ristorante, angolo opposto della piazza ed analoghi ombrelloni. Tutto sembra andare bene, ordiniamo anche il caviale, ma un diluvio semiuniversale ci costringe a rifugiarci all'interno, fortunatamente siamo stati lungimiranti e troviamo il tavolo prima dell'assalto. I nostri squisiti ospiti ci hanno ritirato le magliette e ci hanno anche smontato dalla moto tutto quello che, secondo loro, non avrebbe dovuto bagnarsi ......

Venerdì 18 agosto : Senza giapponesi ci gustiamo la colazione e lasciamo alla signora il nuovo foulard alla moda che Dona non metterà mai; l'intenzione è di andare in una oasi naturalistica piena di uccelli, ma a Brno, verso mezzogiorno, Dona, all'improvviso, decide che vuole tornare a CASA, inteso proprio a Milano. So che discutere sarebbe inutile, mi uniformo al desiderio e mi fiondo a Bratislava, scoprendo poi la mitica stradina di Csorna, Szombately, Kormend, Lenti, Cakovec ecc. (veramente una bomba, panoramica, varia, piacevole e con medie da sballo). Solo che, così facendo, le frontiere da superare sono parecchie; poi manco la deviazione per il confine più furbo e credo di arrivare fino a Varazdin, quindi sono costretto a fare delle belle stradine curvose, arrivando a Ptuj quando ormai e buio. Sono stanco ed è l'ultima sera, quindi per l'albergo non facciamo i difficili e prendiamo il primo (ed unico ) che vediamo: doccetta e mangiamo dentro, come se fossimo esposti in una vetrina senza vetri, su un tavolo che balla, con cibo mediocre ed un ambiente triste e solitario; l'ultima sera non puo' essere cosi fetente! Facciamo due passi per sgranchirci e scopriamo che tutto il paese è nella piazza principale, davanti alla chiesa coi paracarri, dove c'è una festa popolare con musica e canti. Beviamo una birra vicino ad una fontana moderna, dove, per promozione, ci offrono le Davidoff e ci sono i ragazzini che giocano coi puntatori laser. Le luci piacciono agli sloveni, infatti le macchine più "giuste" sono dotate di illuminazione nella parte sottostante il pianale, spesso collegata alla radio. I giovanotti che, fino alle tre del mattino, frequentano il bar sotto alla nostra finestra ne sono dei cultori.

Sabato 19 agosto : il ritorno a Milano si annuncia abbastanza agevole, il giorno prima avevamo macinato un sacco di chilometri, ora è quasi tutta autostrada e sappiamo dove andiamo, dovremmo avere tutto il tempo per prendercela comoda. Fa sempre caldo, soffriamo un poco il traffico della statale e facciamo benza nella capitale, proseguiamo fiduciosi ma, quando, su una salitona, decido di dare una bella tirata alla quarta, un rumoraccio infame mi costringe a fermarmi. Per quasi tutto il viaggio la bambina faticava a salire oltre i 5000 giri, non mi serviva quindi non ho mai insistito, poi davo la colpa alla benzina verde; in seguito accerterò che si erano rotte le membrane dei carburatori a depressione. Non so che pesci pigliare, capisco che è un disastro, ci portiamo all'adiacente area di servizio dove leggo invano il libretto, ( cosa pensavo di trovarci? ) penso di avere sbragato la coppia conica; aggiungo olio, come se servisse a qualche cosa. In pratica la moto si muove solo se si accellera con estrema dolcezza, altrimenti sgrana, fa un rumoraccio, i giri salgono, ma il moto non viene trasmesso alla ruota: una meraviglia. Decido di tentare di raggiungere l'Italia, scarto l'idea di Trieste perchè non intendo infilarmi nel traffico ed opto per Gorizia; ovviamente è una sofferenza, non si riesce a fargli prendere i giri, ( a 2500/3000 sgrana sempre ) superare le salite anche lievi è un disastro ma, in qualche modo ci riusciamo ed arriviamo in frontiera. A questo punto decidiamo di portarci lentamente verso casa, fa caldo ed andiamo piano, mettiamo le giacche nella rete rimasta e speriamo in bene, facciamo la conoscenza con l'aerodinamica dei camper, con gli impercettibili saliscendi (fateci caso, ne e' piena) della serenissima e con le innumerevoli porcherie presenti sulla corsia di emergenza. In pratica si procede a circa 90 all'ora, ma ogni imperfezione dell'asfalto, un camper o un pulmann che ci supera, ci fa sgranare, per cui si deve rallentare fino alla terza bassa, portarla a 2500 giri e riprendere velocità. Per pelare il gas ho i crampi all'avambraccio destro; fortunatamente e' morbido, avevo cambiato catenella e comando gas prima di partire. Saltiamo la coda di Mestre e, fermandoci a quasi tutti gli autogrill, arriviamo alla fila della barriera di Milano, dove succede di tutto, tre file su un solo casello, pista non per moto, non ci fanno spostare ecc. Voglio la mamma!!!

Incredibile, oltre 500 Km. in quelle condizioni, superati da un numero infinito di harley davidson, stanchi e disidratati perche' non si viaggia senza giacche, ma siamo a casa; decidiamo anche di passare dai miei genitori a recuperare una macchina per poterci muovere il giorno dopo. Non era la coppia conica, ne' il millerighe: scopriremo poi che si era rotto il parastrappi interno al cambio, un perno monolitico di acciaio con due grosse alette che agiscono su una molla elicoidale; a vederlo sembra impossibile che si possa essere rotto. Trovare il guasto e sostituire il pezzo e' un lavoretto da niente, che finirà per costare oltre una milonata.

21 giorni, pochi, circa 5000 Km. costo vacanze £. 3.300.000. in due, a parte il guasto moto.

Fuori dalle grandi citta' la vita costa davvero poco, anche se le attrazioni francamente non sono irresistibili: anche per quanto riguarda le cose da vedere, non aspettatevi di girare il sud della francia, o di trovare il british museum, da questi paesi, tutti quelli che hanno potuto, e non sono stati pochi, si sono portati via l'impossibile

La birra e' ovviamente stratosferica e anche qualche vinello bianco si lascia bere; il cibo, invece e' vario e decisamente meglio di quanto ci si aspetta, certo non c'e' la fantasmagoria della francia, ma nemmeno la piatta banalita' dell'irlanda.

Tra le attrazioni degne di nota, metterei decisamente la fauna locale: le ragazze sono spesso poco meditarrenee e, sopratutto di una bellezza disarmante, per cui, se doveste avere delle velleita' venatorie, consiglio vivamente di lasciare a casa gli zainetti.......